La rabbia e l'orgoglio è il primo libro de "La Trilogia di Oriana Fallaci" (gli altri due sono La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse). Il libro è la versione estesa dell'articolo[1] apparso sul quotidiano Corriere della Sera il 29 settembre 2001 in seguito all'attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.
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Per la Fallaci sarebbe in atto un processo di decadenza della civiltà occidentale, soprattutto europea. Nel libro, la scrittrice fiorentina accusa duramente la classe politica italiana e più in generale occidentale, gli intellettuali e anche la Chiesa cattolica di alimentare o tollerare tale decadenza.Una citazione illustre estrapolata dal libro è: "Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre". Con questa espressione la scrittrice sottolinea l'impossibilità di mantenere quel silenzio che si era precedentemente auto-imposta come unica soluzione per lenire la sua ardente rabbia di fronte ad un'Italia che l'aveva delusa.
Lo schianto degli aerei contro le torri è dalla Fallaci comparato ad un coltello che si infilza in un panetto di burro.Il libro si conclude con un'espressione dal tono perentorio: "Stop. Quello che avevo da dire l'ho detto. La rabbia e l'orgoglio me l'hanno ordinato. La coscienza pulita e l'età me l'hanno consentito. Ora basta. Punto e Basta."
Ferruccio De Bortoli, nell'introdurlo, l'aveva definito "straordinario". In effetti, l'articolo "La rabbia e l'orgoglio" di Oriana Fallaci, pubblicato dal Corriere della Sera il 29 settembre 2001, a pochi giorni dall'attentato alle Torri gemelle di New York, non era certo normale. Il linguaggio spietato aumentava la carica emotiva e l'autorevolezza della firma dava legittimità a un testo che, negli anni, è divenuto un manifesto contro l'Islam.
E così fu. In Afghanistan, all'operazione Enduring freedom (che significa "libertà duratura", un nome beffardo oggi più di allora) parteciparono Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Canada, Australia, Polonia, e garantirono contributi anche Albania, Belgio, Croazia, Danimarca, Irlanda, Lituania, Norvegia, Nuova Zelanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Ci furono perfino paesi islamici a sostegno della coalizione: Bahrein, Giordania, Pakistan. A ruota seguì il sostegno agli Stati Uniti pure per l'offensiva all'Iraq, due anni dopo.
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